I 7 miti da sfatare sui cocktail 

I 7 miti da sfatare sui cocktail 7_Falsi_Miti_Campari
In vista dell’estate Campari Academy sfata i miti legati alla degustazione di cocktail e prosegue il suo tour in giro per l’Italia per sensibilizzare consumatori e bartender sul concetto di “bere bene”

Per chi di cocktail se ne intende, è facile identificare quale sia il livello di qualità di un cocktail con una semplice occhiata. Ma non tutti siamo esperti e per questa calda estate Campari Academy fornisce qualche utile consiglio su come riconoscere un buon cocktail, come scegliere il cocktail giusto, come degustare un cocktail senza esagerare con le quantità.

Questi ed altri contenuti legati alla professione del bartender saranno oggetto del viaggio per l’Italia, in 23 tappe, per fare formazione sui barman, figura professionale sempre più centrale e sempre più vicina ad un ruolo educativo dei consumatori. Il tour, realizzato da Campari Academy, è reso possibile grazie ad un truck appositamente allestito e si inserisce nell’ambito del progetto #Beremeglio lanciato da Federvini e Fipe a sostegno del consumo responsabile e della qualità del servizio all’interno dei pubblici esercizi italiani.

Ecco nel dettaglio i 7 miti da sfatare, realizzati grazie al supporto dei bartender dell’academy:

Un Cocktail con poco ghiaccio, please

Un cocktail con tanto ghiaccio non si annacqua, anzi è esattamente il contrario: un’abbondante quantità di ghiaccio crea “l’effetto iceberg” necessario per tenere il cocktail fresco più a lungo e rallentare la diluizione dei liquidi.

Il cocktail è “ristretto” se il bicchiere è piccolo
Il bicchiere è parte integrante della ricetta. Ogni cocktail ha i suoi ingredienti, le sue dosi corrette e il suo bicchiere per essere all’altezza del proprio nome. Ad esempio, per il Cosmopolitan e il Manhattan è necessaria la coppa.

Il cocktail non è cool se ha pochi ingredienti
Less is more: come dimostrano molti dei cocktail che hanno scritto la storia della Mixology (Negroni, Aperol Spritz e Gin Tonic, solo per citarne alcuni), il mix perfetto è spesso composto da solo 2 o 3 ingredienti sapientemente combinati.

I cocktail dolci e fruttati sono più leggeri
Non è vero. I cocktail dal gusto dolce non sono necessariamente leggeri, così come quelli bitter non sono sempre forti. Alcuni cocktail a base di rum sono dolci, ma hanno una gradazione alcolica più alta della media.

Non si “sente” l’alcol … è possibile aggiungerne un po’?

Il segreto di un cocktail perfetto sta nell’equilibrio dei suoi ingredienti, nella giusta diluizione e temperatura. Quando l’alcol non si “sente” molto significa che il cocktail ha rispettato il bilanciamento degli ingredienti, amalgamando in modo corretto tutti i sapori. La presenza invadente e pungente dell’alcol, spesso, è sintomo di un cocktail non preparato a regola d’arte.

Tra una fetta di arancia e un ombrellino non c’è differenza

In realtà, anche la guarnizione è parte integrante e imprescindibile della ricetta. Ad esempio, un Americano senza la fettina d’arancia e la scorza di limone non può essere un vero Americano.

Un buon cocktail è come il total black … perfetto per ogni occasione

Ogni cocktail ha il suo momento. Il gusto bitter è perfetto per l’aperitivo perché stimola l’appetito. I long drink (Mojito, Gin Tonic), i cocktail sour (Daiquiri) e quelli più sofisticati (Old Fashioned, Boulevardier) si apprezzano maggiormente dopo cena.

Scopri le tappe del truck di campari Academy al seguente link https://campariacademy.it/it/truck/2017/segui-il-tour/

Comunicato stampa in allegato

Valeria Conte

Havas PR Milan

t +39 02 85457009
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w havaspr.it

I 7 miti da sfatare sui cocktail ultima modifica: 2017-06-26T15:46:17+02:00da eleoma
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